ANNO 14 n° 119
Peperino&Co.
La chiesa di S. Andrea
a Pianoscarano
>>>> di Andrea Bentivegna <<<<
07/11/2015 - 02:01

di Andrea Bentivegna

VITERBO - Quando il suono sinistro dell’allarme anti-aereo risuonò Don Pietro non ebbe esitazioni, corse giù per le scale della canonica, entrò in chiesa e scese di corsa i ripidi gradini che conducevano all’antica cripta e lì si accovacciò nel punto che riteneva più sicuro.

Pochi istanti dopo le bombe sganciate dalle fortezze volanti alleate piombarono anche sulla chiesa di Sant’Andrea. Quando Don Pietro Schiena uscì dal suo rifugio la canonica non esisteva più e della chiesa rimanevano in piedi solo gli absidi che gli avevano, appunto, salvato la vita. Pianoscarano, il più popolare ma anche uno dei più antichi quartieri della città, si ritrovava improvvisamente senza più la propria parrocchia, il centro della comunità.

Costruita a cavallo tra l‘ XI e il XII secolo Sant’Andrea era una delle chiese più antiche di Viterbo e allo stesso tempo una tra le più particolari. Solo pochi anni prima, nel 1902, il vescovo ne aveva deciso, a sue spese, un restauro radicale che la riportasse all’originale, suggestivo, aspetto. Furono in quell’occasione rimosse le modifiche che nel corso del tempo avevano appesantito il sobrio aspetto originale e fu scavata e riportata alla luce l’antica cripta, quella dove mezzo secolo dopo troverà la salvezza Don Pietro.

I lavori di ricostruzione iniziarono immediatamente al termine della guerra. La navata fu ricostruita riprendendo fedelmente lo stile originario e lo stesso avvenne con il portico antistante che le bombe avevano letteralmente cancellato. Purtroppo se fu possibile ricostruire l’architettura altrettanto non si può dire dei pochi, splendidi, manufatti che decoravano l’interno. Tra tutti va menzionato lo splendido ciborio in peperino che sovrastava l’altare maggiore che le bombe hanno spazzato via per sempre. Si trattava di una particolarità quasi unica per l’arte viterbese, un tempietto in peperino formato da quattro colonne collegate da cuspidi a vela adornate da eleganti gugliette. Questa struttura adornava l’altare che si trovava, allora come oggi, su un podio rialzato in cima ad una scalinata. Al di sotto del quale, sorretta da quattordici colonne, si trovava l’angusta cripta un tempo affrescata e di cui, oggi, intravediamo ancora alcuni resti.

Quella che vediamo oggi è, dunque, una ricostruzione in stile nella quale si conservano pochissimi frammenti dell’originale. Fu però grazie a questo intervento che ancora oggi possiamo ammirare una particolarità che, di fatto, la rende unica nel panorama architettonico viterbese: si tratta infatti dell’unica chiesa a navata unica in cui compaiano però tre absidi. Un fatto inconsueto in quanto tradizionalmente ciascun abside, cioè le grandi nicchie semicircolari che si aprono nella parete alle spalle dell’altare, corrispondo ad altrettante, rispettive, navate. Questo luogo del resto rimane ancora oggi, nonostante i tempi siano cambiati, il vero centro architettonico di un quartiere come Pianoscarano dove non esistono i grandi palazzi aristocratici ed in cui la comunità ha sempre trovato il proprio riferimento nel Don Pietro di turno.





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